Qual'è la convenienza tra la stipula di una assicurazione vita e la previdenza complementare?
La convenienza tra la stipula di una assicurazione vita e previdenza complementare viene determinata dal reddito che il soggetto, a cui viene intestato il contratto, ha come base imponibile.
Tra le diverse forme di risparmio, le assicurazioni sulla vita rappresentano uno strumento tradizionalmente molto diffuso tra gli italiani. Negli ultimi venti anni a queste si sono affiancati i fondi pensione, soprattutto per la crescente necessità di tutelare il proprio futuro pensionistico.
Sottoscrivendo una polizza vita, il contraente paga un premio e l’assicuratore pagherà una somma al verificarsi di un evento riguardante la vita dell’assicurato, ad esempio la morte o l’invalidità.
Il Fondo pensione è uno strumento di risparmio con il quale l’aderente si costruisce una pensione integrativa attraverso una contribuzione al fondo stesso e i rendimenti ottenuti dall’ investimento delle somme versate. Il fondo pensione viene erogato una volta raggiunti i requisiti per la pensione pubblica. Entrambi gli strumenti hanno una finalità previdenziale. Questo significa che la loro sottoscrizione è legata ad un bisogno futuro e all’esigenza di raccogliere le risorse necessarie per farvi fronte.
La detrazione della polizza sulla vita per chi dovesse avere già un contatto esistente è limitata al 19 per cento di 530 euro;
mentre la previdenza complementare consente una deduzione dal reddito imponibile in base all' aliquota dell' imposta che viene applicata sul reddito stesso.
I contributi versati nel fondo pensione aperto o chiuso sono deducibili per un importo massimo annuo di 5.164,57 euro. Il reddito imponibile si abbassa e di conseguenza le tasse da pagare. Poi alla scadenza ci saranno da versare le tasse sul Tfr e sui contributi versati sui quali è stata applicata la deducibilità, ma tutto questo viene fatto applicando una tassazione agevolata: tra il 9% e il 15%, percentuali più basse rispetto all’ aliquota con cui viene tassata la liquidazione lasciata in azienda.
Si può scegliere quindi di destinare parte del Tfr al fondo di previdenza complementare oppure destinare ulteriori somme a questo tipo di investimento in modo da mettere da parte più soldi.
Ci sono due categorie di fondi: chiusi e aperti. I fondi pensione chiusi sono legati al contratto collettivo di lavoro e ogni settore ha il suo fondo. Un lavoratore dipendente, se vi aderisce, per poter avere il contributo del datore di lavoro deve sottoscrivere quello del suo settore: proprio per questo vengono chiamati anche fondi di categoria. I fondi pensione aperti sono invece destinati a tutti: lavoratori dipendenti e autonomi. Poi ci sono i piani individuali pensionistici (Pip): non sono fondi ma un tipo di assicurazione con finalità pensionistiche. Tutti possono sottoscriverli, ma sembra non essere convenienti.